L’epigrafe “Lapide ad ignominia”, di Piero Calamandrei, Padre Costituente da ricordare mentre c’è gazzarra parlamentare per manomettere la Costituzione alla faccia dei tanti italiani che firmano contro simile manomissione, va aggiornata almeno nel finale.
Non “…ora è sempre Resistenza” bensì “ora e sempre gattopardi”. E’ verso più realistico, più concreto, più vero. Ci pensavo, tra l’attesa di una Giunta del Senato che defenestri Berlusconi (non perché è cattiva ma perché secondo i giudici è cattivo lui) e appunto la Camera tumultuosa per la vidimazione dei Quaranta (Saggi…), ascoltando le dichiarazioni del collega de “La Stampa” Domenico Quirico, fortunatamente dissequestrato in Siria dov’era dal 9 aprile. Dichiarazioni tra lo stupito e l’ironico, rispettivamente per Napolitano (“intendevo il Presidente nuovo…ma è sempre lui?”) e per Kakà (“ davvero è tornato al Milan? Non mi è mai piaciuto, quasi quasi sarei rimasto in Siria…”).
In mezzo i cinque mesi di separazione dalla realtà italiana, quindi, nelle sue parole, “come se fosse tornato da Marte”. Se la cosa prendesse una piega letteraria, come in uno pseudo racconto di Borges si sarebbe potuto intervistare Quirico “vergine” di attualità a colpi delle curiosità più varie, per individuare gli autentici motivi di meraviglia in qualunque campo della vita italiana. Sì, certo, Napolitano e Kakà sono già estremamente significativi, ma figuratevi l’imbarazzo della scelta per i temi più attraenti. A partire per esempio dagli indovinelli sui 101 elettori del Pd che mentre Quirico veniva ristretto in Siria tradivano Prodi, abbattendolo come possibile Capo dello Stato: chi erano, vediamo se indovini? Acqua, acqua, fuocherello, fuoco… E giù con i nomi dell’inviato di guerra ovviamente senza riscontri perché in cinque mesi, quelli appunto del sequestro, non è venuto fuori un solo nome di quei 101 almeno che io sappia.
Non è male, non è poco indicativo specie alla vigilia di voti continui su Berlusconi e poi forse sull’eventualità di un Governo di risulta, non è male davvero… oppure indovinelli sulle fantastiche 40mila pagine dell’archivio di Gotti-Tedeschi, tra Vaticano e Italia… Si stupirebbe di tutto ciò Quirico? Direi di no, avveduto com’è certamente dell’identikit gattopardesco del Paese nel quale è tornato in libertà. Stupori di prima pelle mediatica, dunque, ma tutto uguale come sempre in profondità, con Marte capoluogo di provincia italiana. E segnali incontestabili che le cose continueranno a ruzzolare.
Adesso per esempio la polemica sul nuovo possibile inquilino del Palazzo Pd, Matteo Renzi, riguarda famigliari, amici, vicini, clienti, corte, coorte ecc. di cui si sarebbe circondato a Firenze e poi a Roma. Le sue guarnigioni di fedelissimi, insomma, in politica, nei media, nel “costume di casa” per dirla all’Umberto Eco d’antan. Niente di nuovo, tutto perfettamente gattopardesco e condiviso anche se non condivisibile, rimarcato “solo” perché Renzi è apparentemente il nuovo “nemico” e lo si vorrebbe invece vecchio “amico”.E’ il concetto di fedeltà, con marezzature mafiosette figlie del famoso “familismo amorale” che ci contraddistingue, a occupare tutto l’orizzonte. E’ ovvio che uno si scelga i collaboratori e il gruppo tra i “suoi”, meno ovvio che il tutto avvenga (in qualunque campo del sistema-Paese) alla faccia di un’ accettabile scala di valori che valga di per sé.Se non sei di qualcuno, semplicemente non sei e a nulla serve il tuo peso specifico, politico, professionale, personale ecc. La eventuale “banda Renzi” è solo l’ultima in ordine di tempo. Il gattopardismo, con tutto ciò che cambia perché nulla cambi lasciando l’Italia storicamente impantanata, trionfa in assenza di un minimo di meritocrazia battuta in breccia da una fedeltà opaca,malintesa e di cattiva qualità.
Quirico, potresti quindi tranquillamente ripartire per Marte certo che il tuo/nostro Paese non ti tradirebbe se non nella patina della quotidianità: niente paragoni per carità, in Siria si rischia la ghirba.Ma qui non si rischia un degrado senza fine?
di Oliviero Beha
Fonte: http://www.olivierobeha.it