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Per un Kaká che torna, c’è un tifo violento che non se ne va mai

Il calciomercato sta ormai al calcio giocato come la finanza sta all’economia, o pressappoco: come non pensare che il secondo stia diventando poco più di un pretesto per il primo?

  

Siamo di fronte all’indotto straordinario di non molti affari di qualità conclusi ma suffragati da colpi di dirette tv da alberghi e ristoranti fino all’ultimo minuto di mercato; alla folla cui il Papa giovane milanista mostra dalla finestra di Via Turati (chiusa al traffico in piena atmosfera sudamericana, ma forse ormai neppure lì…) la maglia rossonera numero 22; alle trattative/valzer che fanno sognare come Quagliarella alla Roma (alla Lazio?), Gilardino alla Juve e Borriello al Genoa, triangolo forse ottusangolo. E non basta? Certo, tra le figure geometriche rimarrebbe il rettangolo verde…

Ma sì, lode a Garcia tecnico della Roma, promosso sul campo da Sergente a Maggiore… Hanno travolto il Verona… Peccato che oltre al Verona sia stato travolto da un coraggioso manipolo di ultras teppistici anche il pullman del Verona, andato in pezzi. E mentre la notizia dei tre gol scala le prime pagine, la sassaiola si guadagna il solito spazietto modello minirubrica assai più alibi (come a dire “ma in pagina c’era!” ai “moralisti” come me) che non denuncia di un malcostume che non può e non vuole finire.

All’Olimpico c’era la Curva Sud vuota, otto giorni dopo la Nord vuota della Lazio, il tutto “causa razzismo”. Che è ovviamente una degenerazione grave. Ma se contro di esso si sprecano in tv le pubblicità progresso dei calciatori, adesso con l’escalation degli incidenti da stadio mi aspetto qualche bella campagna del tipo ”fate i bravi se potete” o similia. E tra venti giorni via al derby capitolino programmato al Colosseo, sponsor Della Valle… La verità è che siamo tanto circonvenuti dal tifo e dal prodotto sferico che ormai abbiamo considerato perduta la battaglia per stadi più civili. Così che un pullman disastrato è vissuto e riportato solo come un fastidio. Figuriamoci poi se accade in una giornata piovosa di reti, tra sabato e domenica, come non se ne ricordavano in saecula saeculorum, e appunto con il calciomercato in retta d’arrivo, che a poche ore dal traguardo stagionale ha visto svettare la figura sempreverde di Ricardo Kaká, di ritorno al Milan in regalo e in autodimezzamento di stipendio ultra-milionario da parte del fuoriclasse brasiliano. Fuoriclasse o ex fuoriclasse, si chiedono gli addetti ai livori a proposito del ragazzo pulito con l’aria del cadetto di West Point di nuovo a Milanello dopo 4 anni e dismesso da uno come Ancelotti che lo conosce bene? Sarà una bufala come Rivaldo, qualcosina come Robinho o un colpaccio alla Balotelli, si domandano i tifosi per i quali soprattutto al momento è stata condotta questa operazione, a metà tra l’ipertecnico e lo strapopulista? E non doveva piuttosto il Milan rinforzare la difesa, avendo in attacco già una rosa d’alto livello di tutti titolari ergo nessuna riserva?

Questa della campagna acquisti al suono della cavalleria rusticana senza troppo mirare a ciò che serve davvero sembra essere una nota ricorrente di gran parte degli affari presunti o reali di questa stagione rotondomercantile. Pensare che la profluvie di gol, nelle prime due giornate, dovrebbe far ragionare specialmente su come si prendono, questi gol, rimpiangendo un pochino Nereo Rocco o ancor meglio applicando il sacchismo dal gioco totale, sì, ma appunto in ogni zona del campo, a partire dai propri primi trenta metri. Invece è stata una carneficina di portieri e una passerella di errori di difensori anche conclamati. È uno dei motivi per cui per il momento, lasciando nell’empireo Juve e Napoli e una Fiorentina bella, divertente ma ancora avventurosa, darei alla Roma e all’Inter, che ancora di reti non ne hanno subito alcuna, il primato di fine estate.

Finché dura, è una dimostrazione di forza che capiscono davvero solo coloro che hanno giocato, a qualunque livello. Per questo la Fiorentina non è ancora ai vertici dei pronostici. Di più, sempre mirando Roma e Inter: evidentemente, al di là degli tsunami mercantili, almeno per ora Garcia e Mazzarri hanno pensato a rivitalizzare i giocatori già in rosa, cfr. un De Rossi e un Pjanjc (quello sì è un gran gol) oppure un Jonathan e un Alvarez. Si dimentica spesso che un tecnico differente può anche riscoprire giocatori che diventano differenti, oppure niccianamente (Nietzsche alla vaccinara) solo quello che già erano e sono. Gli acquisti dovrebbero integrare i mosaici perché difficilmente li dipingono da zero. E invece…

di Oliviero Beha

http://www.olivierobeha.it/

Scritto da Redazione

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