Il Processo Condor celebrato a Roma contro alcuni esponenti dei regimi sudamericani degli anni 70′ e 80′ del secolo scorso (http://www.scenariglobali.it/component/content/article/10-attualita/873-in-dirittura-d-arrivo-il-processo-condor-di-roma.html) è giunto il 17.01.2017 alla seguente sentenza di primo grado:
Ergastolo
Cileni:
1. Ramírez Ramírez, Hernán Jerónimo
2. Ahumada Valderrama, Rafael
Uruguaiani:
3. Blanco, Juan Carlos
Boliviani:
4. García Meza Tejada, Luis
5. Arce Gómez , Luis
Peruviani:
6. Morales-Bermúdez Cerruti, Francisco
7. Richter Prada, Pedro
8. Ruiz Figueroa, Germán
Defunti
1. Arellano Stark, Sergio Víctor
2. Contreras Sepúlveda, Juan Manuel Guillermo
3. Ramirez Pineda, Luis Joaquín
4. Moren Brito, Marcelo Luis Manuel
5. Paulós, Iván
6. Alvarez Armellino, Gregorio Conrado
Assoluzione
Uruguaiani
1. Arab Fernández, José Ricardo
2. Gavazzo Pereira, José Horacio “Nino”
3. Larcebeau Aguirregaray, Juan Carlos
4. Mato Narbondo, Pedro Antonio
5. Maurente Mata, Luis Alfredo
6. Medina Blanco, Ricardo José
7. Ramas Pereira, Ernesto Avelino
8. Sande Lima, José
9. Silveira Quesada, Jorge Alberto
10. Soca, Ernesto
11. Troccoli Fernández, Jorge Néstor
12. Vázquez Bissio, Gilberto
13. Chávez Dominguez, Ricardo Eliseo
Cileni
14. Espinoza Bravo, Pedro Octavio
15. Aguirre Mora, Daniél
16. Luco Astroza, Carlos
17. Moreno Vásquez, Orlando
18. Vásquez Chauan, Manuel Abraham
Peruviani
19. Martínez Garay, Martín
Le reazioni a tale sentenza sono state svariate e contrapposte a seconda dalle soggettive percezione.
Jorge Ithurburu di 24marzo onlus, artefice ed alma mater dell’intero processo in una nota sintetizza in questo modo:
Con la sentenza del 17.1.17 hanno trovato un colpevole le morti di molti dei 23 italiani desaparecidos. Le 8 condanne riguardano l’omicidio di 11 italiani (Montiglio, Venturelli, Banfi, Gatti, Islas Zaffaroni, Arnone, Recagno, Stamponi, Corinaldesi, Viñas Gigli e Campiglia) altri 4 italiani (Bellizzi, Landi, Logoluso e Giordano) rimangono esclusi per la morte degli imputati, e solo 8 per le assoluzioni (Maino, Donato, Dossetti, Garcìa Ramos, Gambaro, D’Elia, Casco e Borrelli). Esclusi dalle condanne tutti e 20 gli uruguaiani che litigavano contro Troccoli, e che erano stati aggiunti al procedimento in seguito alla mancata estradizione del militare italo-uruguaiano.
Piena soddisfazione in Bolivia dove hanno avuto ragione sulle 2 vittime e condannato i 2 imputati boliviani (Arce Gomez e l’ex Presidente Garcìa Meza). Condannati 3 dei 4 peruviani (tra cui l’ex Presidente Morales-Bermudez). Tutti e 4 i casi argentini (Stamponi, Corinaldesi, Viñas e Campiglia) hanno avuto dei colpevoli. Per la prima volta la Magistratura accerta che ci sono stati 2 desaparecidos in Brasile.
Nel caso del Cile le condanne riguardano 2 militari che attualmente sono liberi (Ahumada e Ramìrez) mentre è stato assolto Espinoza Bravo, che è già in carcere e che molto probabilmente ne uscirà solo dopo la morte. Importante che la sentenza condanni il militare che ha fucillato Juan Montiglio e le altre guardie presidenziali di Salvador Allende. Un processo sul Golpe del 11.9.73 che in Cile ancora non ha prodotto una sentenza. Finalmente la Magistratura italiana trova un colpevole per la morte di Omar Venturelli (nonostante siano stati assolti i suoi carcerieri). Infatti la sentenza assolve per insufficienza di prove i torturatori di Temuco e Villa Grimaldi, ma condanna per omicidio il fucillatore di Peldehue, Rafael Ahumada Valderrama, e il Comandante Jerònimo Ramìrez Ramìrez che aveva messo la propria firma al Bando su Venturelli.
L’ex Ministro degli Esteri del Uruguay, Juan Carlos Blanco, è stato condannato per l’omicidio di Banfi, ucciso nel 1974 a Buenos Aires, e per i desaparecidos del centro di detenzione “Orletti” nel 1976, gli esuli italo-uruguaiani Gerardo Gatti, Maria Emilia Islas Zaffaroni, Bernado Arnone e Juan Pablo Recagno. Anche in questo caso la sentenza assolve per insufficienza di prove i torturatori e punisce Blanco come mandante e ideatore del sistema Condor. Oltre che per i 5 uruguaiani, Blanco è stato condannato anche per l’omicidio di 2 argentini: Luis Stamponi, arrestato in Bolivia e trasferito a “Orletti” e quello di sua madre Mafalda Corinaldesi Stamponi, sequestrata a Buenos Aires al suo rientro della Bolivia.
I casi dei desaparecidos del 1977, gli italo-argentini sequestrati in Paraguay, Dora Landi e Alejandro Logoluso, e del italo-uruguaiano Andrès Bellizzi preso a Buenos Aires, sono rimasti senza imputati dopo la morte di Manuel Contreras. Così come è rimasta impunita l’uccisione di Hèctor Giordano dopo il recente decesso del generale Gregorio Alvarez.
Il caso dei 2 italo-argentini sequestrati in Brasile nel 1980, Horacio Campiglia a Rio de Janeiro e Lorenzo Viñas Gigli a Rio Grande do Sul, ha portato alla condanna dei vertici di allora del sistema Condor Capi di Stato e dei Servizi Segreti di Bolivia e Perù: i peruviani Francisco Morales-Bermúdez (allora Presidente), Pedro Richter Prada, Germán Ruiz Figueroa, e i boliviani Luis Arce Gòmez e Luis García Meza Tejada (allora Presidente).
Jorge Troccoli, Antonio Chàvez e Juan Carlos Larcebeau, ufficiali della Marina uruguaiana in servizio al FUSNA, gruppo operativo incaricato del sequestro a Buenos Aires e trasferimento in Uruguay di 6 cittadini italo-uruguaiani e di 20 cittadini uruguaiani, tra il dicembre 1977 e maggio del 1978, sono stati assolti “dai delitti di omicidio loro rispettivamente contestati per non aver commesso il fatto. Dichiara non doversi procedere nei confronti degli imputati sopra citati in ordine ai delitti di sequestro di persona a loro rispettivamente contestati perché estinti per prescrizione.”
Medesima disposizione per gli ufficiali e sottufficiali uruguaiani in servizio a “Orletti” nel 1976, Pedro Mato, Josè Arab, Josè “Nino” Gavazzo, Luis Maurente, Josè Medina, Ernesto Ramas, Josè Sande, Jorge Silveira, Ernesto Soca e Gilberto Vàsquez; per i cileni Pedro Espinoza Bravo, Daniel Octavio Aguirre, Carlos Luco, Orlando Moreno e Manuel Vásquez Chauan, e,infine, per il peruviano Martín Martínez Garay. Ovvero 13 delle 19 assoluzioni riguardano militari uruguaiani.
Jorge Ithurburu
Roma, 20.1.2017
Foto di Lilia di Monte