di Francesco Madrigrano
Da alcuni mesi, a Saracena, piccolo borgo alle falde del Pollino, in provincia di Cosenza, si respira un’aria particolare, c’è grande fermento in vista delle elezioni amministrative che si svolgeranno l’anno prossimo. Aria di partecipazione consapevole dei cittadini alla vita della comunità, forse il preavviso di una imminente primavera politica. Il merito, se così possiamo dire, è del movimento politico “Saracena in Comune”, nato per iniziativa di un gruppo di giovani (e non solo), che, con tenacia, ed anche con una buona dose di ottimismo, pensano che la sorte di paesi interni come Saracena non sia necessariamente segnata, che lo spopolamento, l’abbandono non debba essere il destino di queste realtà, luoghi ricchi di storia e di potenzialità per il futuro. «Stiamo assistendo ad un risveglio dello coscienze – dichiarano i suoi attivisti – che, per certi versi, ci sorprende, se non altro per il suo essere sempre più contagioso. Non è vero che la politica è percepita solo nei suoi aspetti deteriori: c’è politica e politica, i cittadini sono in grado di valutare, ma soprattutto chiedono di contare».
Nella carta di identità del movimento, che vede tra i suoi esponenti il giornalista e saggista Luigi Pandolfi, tra le firme del Manifesto e di Huffington Post, si legge che «Trasparenza, lavoro, cultura, solidarietà e beni comuni sono i pilastri del progetto politico». E ancora: «Paesi interni come Saracena sono ormai a rischio spopolamento e desertificazione economica. Solo una rete delle intelligenze, delle esperienze e dei saperi potrà salvarli». E’ convinzione, infatti, dei membri del sodalizio, che solo mettendo in circolo idee, esperienze, saperi, professionalità, si possa invertire la rotta del declino. «In questi mesi di attività – sottolineano – siamo venuti a contatto con un sommerso intellettuale e professionale che intendiamo portare in superficie, perché la comunità nei prossimi anni avrà bisogno di tutte le sue migliori energie. Le risorse economiche sono sempre più scarse, ma con il giusto approccio, con le giuste competenze, si possono fare cose importanti, dare risposte ai bisogni della collettività».
I suoi modelli sono le esperienze più innovative, sia nazionali che europee, che si muovono sul terreno del recupero della partecipazione attiva dei cittadini alla res publica. Insomma, “Saracena in Comune” pensa in grande e guarda oltre i confini territoriali e regionali. Lavora per una maggiore integrazione del territorio, per «valorizzarne le peculiarità», ma non fa mistero di avere gli occhi rivolti ad esperienze come quelle di Napoli in Italia ed a quella di Barcellona in Europa, per fare un paio di esempi. «Sogniamo una Saracena europea e mediterranea», fanno sapere, «pensando comunque che nel nostro percorso sia importante riaffermare la nostra specificità meridionale, di un Mezzogiorno che recuperi dignità e fiducia nel proprio futuro».
Nel frattempo, lo scorso 19 agosto, il movimento ha fatto il suo debutto in piazza, coinvolgendo i cittadini in un dibattito a tutto tondo sul futuro della comunità. L’assemblea ha visto la partecipazione di molti cittadini, soprattutto giovani, e molti sono stati gli interventi che hanno toccato vari aspetti e problematiche di interesse della collettività e del territorio. Prove generali di democrazia diretta, l’avvio di un processo di riorganizzazione dal basso della politica, in rotta con i vecchi schemi della politica politicante: «Prima le persone ed i programmi da realizzare, poi le sedie da occupare», è, non a caso, uno degli slogan del movimento.
«La nostra scommessa – dice Luigi Pandolfi – è quella di vincere sui contenuti, con la nostra visione del futuro di Saracena. Sogniamo una Saracena europea e mediterranea, luogo di incontro tra culture, centro propulsore di politiche culturali, esempio di comunità che offre opportunità per i giovani che decidono di restarvi. Siamo meno interessati al toto-poltrone, per essere più chiari». «I processi di verticalizzazione del potere in Europa – é la sua conclusione – hanno esautorato la democrazia, ad ogni livello. Nondimeno, ci sono esperienze molto significative di riattivazione dal basso della partecipazione democratica, una crescente domanda di partecipazione che si esprime in forme inedite, dirette. In questo quadro, proprio le comunità locali, i municipi, i territori, sono teatro di interessanti esperimenti in questo senso, di nuove forme di resistenza alla devastazione dell’ambiente, di mobilitazione in difesa dei beni comuni, dei diritti dei più deboli, dei beni da sottrarre alla logica affaristica del mercato. Nessun velleitarismo, per carità, ma la consapevolezza che il Novecento, con le sue forme di organizzazione della politica, è alle nostre spalle e che all’integrazione passiva dei cittadini nella polis si può contrapporre un protagonismo diretto degli stessi nei processi decisionali, in forme del tutto nuove rispetto al passato, quando la partecipazione era mediata dai grandi partiti massa. Qualora dovessimo vincere le prossime elezioni, proveremo a strutturare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita della comunità mediante strumenti ed istituti ad hoc».
Nei prossimi giorni il movimento aprirà un confronto diretto con le realtà economiche, i lavoratori, i precari, gli operatori culturali e sociali di Saracena. «Vogliamo stabilire una connessione con le varie anime della comunità, da chi produce economia a chi produce cultura. Siamo sicuri che parlandoci troveremo insieme le soluzioni giuste per il nostro futuro».