di Giulia Veltri
“La Regione abbracci la causa dei desaparecidos calabresi vittime della dittatura Videla in Argentina e sia parte attiva del processo di conservazione della memoria”. E’ appassionato e forte l’appello che lancia al presidente della Regione, Mario Oliverio, Mario Occhinero, referente calabrese dell’associazione “24marzo onlus”, fra le più prestigiose e impegnate sul terreno della difesa dei diritti umani nel mondo.
La richiesta di Occhinero giunge non a caso sulla scrivania del presidente Oliverio: fra pochi giorni, infatti, a Roma ci sarà una nuova udienza del processo Condor, il procedimento aperto in Italia contro i boia sudamericani responsabili della morte e della scomparsa di cittadini di origine italiane durante il colpo di Stato che ci fu nel paese sudamericano fra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80. Ebbene, i prossimi 24 e 25 settembre nell’aula bunker del tribunale di Roma è attesa anche Maria Bellizzi, 91 anni, madre di Andrés, nato in Uruguay il 21 aprile 1952 e scomparso a Buenos Aires a 25 anni il 19 aprile 1977.
Entrambi i genitori di Andrés sono originari di San Basile, un piccolo paese dell’area del Pollino, ed emigrarono Oltreoceano alla metà degli anni ’20 del secolo scorso. Andrès nacque in Uruguay e da lì scappò per sfuggire alla dittatura che si era instaurata in quel paese. Fuggì per trovare in Argentina un destino ancora peggiore. Andrés era un grafico pubblicitario, impegnato nel sindacato, e una mattina è stato rapito. Si presume sia stato portato al CCD (Centro clandestino de detención) Club Atletico facendo perdere per sempre tracce di sé. Un desaparecidos, uno dei tantissimi – almeno una cinquantina – di origine calabrese.
Oggi, a distanza di quasi 40 anni da quel terribile giorno, la storia di Bellizzi ritorna in terra italiana, perché a Roma la mamma è attesa per effettuare una testimonianza in aula. Ad accompagnarla ci sarà anche la figlia Silvia, la quale più volte ha tentato di mettersi in contatto con il presidente della regione, Mario Oliverio, nel tentativo di creare un legame fra i loro vissuti, i loro tragici ricordi del congiunto scomparso a mai più ritrovato, e la sua terra d’origine.
E, in questo contesto, s’inserisce la richiesta di Occhinero a nome dell’associazione “24marzo onlus”. L’intento è quello di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica calabresi sul destino dei desaparecidos conterranei e di sfruttare, in qualche modo, la presenza in Italia di testimoni e protagonisti della dittatura per mantenere viva la fiamma della memoria e divulgare tra le nuove generazioni il valore della conoscenza e della lotta per i diritti civili.
“Per l’attività di supporto alle parti civili attraverso l’associazione 24marzo onlus – scrive Occhinero – siamo a conoscenza della disponibilità di Maria e Silvia Bellizzi di partecipare a eventi divulgativi sulla questione in oggetto. Riferiamo che sono citati a dichiarazioni lo stesso giorno e per lo stesso caso anche figure come il giornalista di Uruguay, esperto in materia, Roger Rodriguez e l’avvocato di Paraguay, sopravvissuto e scopritore degli “archivi del terrore” del Piano Condor Martín Almada”. “Mia madre – scrive, dal canto suo Silvia Bellizzi nella sua lettera a Oliverio – emigrata in Uruguay nel 1926 e madre di Andrés, deve essere accompagnata da me e a lei piacerebbe molto avere un incontro con lei, presidente Oliverio. Noi abbiamo anche il desiderio di realizzare incontri con gli studenti nelle Regione per diffondere la nostra lotta di familiari di vittime di violazione di diritti umani nella America Latina”.
Maria, inoltre, per immortalare la memoria del giovane figlio vittima della dittatura, ha già attraversato l’oceano nonostante l’età anziana e le indigenti condizioni economiche (è, infatti, nullatenente e per questo le è stato concesso il gratuito patrocinio dello Stato all’interno del processo Condor): tre anni fa è tornata a San Basile, il suo paese di nascita, per partecipare nel 2012 alla cerimonia di intitolazione di una piazza ai martiri sudamericani della libertà. Non solo Andrés è originario del piccolo centro arbereshe, ma anche Hugo Alberto e Francisco Genaro Scutari Bellizzi.
C’è poi un legame ulteriore fra la Calabria e il Sudamerica nel segno degli orrori del terrorismo di stato: a difendere le vittime all’interno del processo ci sono due avvocati calabresi: Arturo Salerni, originario di Catanzaro, ed Ernesto Magorno, attuale parlamentare e segretario regionale del Partito democratico e nel collegio difensivo anche del processo Esma, che vedeva fra le vittime un’altra paladina calabrese, ovvero Angela Maria Aieta, originaria di Fuscaldo, morta a 56 anni in un volo della morte, dopo mesi di torture e angherie, e colpevole solo di essere la madre di tre attivisti della Gioventù peronista, Jorge, Leopoldo e Dante Gullo.
da Il Quotidiano del Sud del 13.09.2015