Le elezioni amministrative del 10 maggio hanno interessato due città geograficamente distanti, ma vicine per contesto economico e sociale, caratteristiche ambientali e per l’essere accomunate dall’appartenenza a regioni a statuto speciale. Trento e Aosta sono state coinvolte nella tornata elettorale del 10 maggio scorso ed in entrambe le città si è verificata l’elezione di una consigliera comunale, espressione di liste unitarie di sinistra alternativa e plurale
A Trento è stata presentata la lista Altra Trento a sinistra, costruita cercando di dare voce ad alcune delle diverse sensibilità presenti in un vasto ed eterogeneo mondo che, collocato nell’area che fa riferimento a valori e principi tradizionalmente di sinistra, fatica a trovare un riferimento politico nell’attuale scarsa articolazione e differenziazione delle proposte politiche.Dopo la costituzione del Comitato per l’Altra Europa con Tsipras e dopo le elezioni europee del 25 maggio 2014, si è lavorato alla stesura di un manifesto per la sinistra unita in Trentino, contenente alcuni principi condivisi e considerati non negoziabili. Hanno partecipato esponenti di tutte le realtà presenti: Sel, Rifondazione Comunista, Azione civile, Partito Pirata, cittadine e cittadini.
Subito dopo si è aperta la partita delle elezioni comunali. Non è stato affatto facile, ma è stato possibile costruire una lista plurale e unitaria, incontrando il plauso delle persone stanche della storica e incomprensibile frammentazione della sinistra italiana.
Anche ad Aosta il percorso è stato ed è lungo, faticoso, controverso. Dopo l’esperienza delle Europee, vissute intensamente in Valle d’Aosta, ago della bilancia per la presentazione della lista a livello nazionale, si è dato vita ad un percorso che cerca di amalgamare personalità ed esperienze varie. Attorno allo storico nucleo di Rifondazione Comunista si sono avvicinate varie persone con esperienze molto diverse (Attac, Libera, Decrescita felice, Valle virtuosa, associazione ambientalista in prima linea nella lotta vincente contro l’inceneritore), confluite nella lista l’Altra Valle d’Aosta e accomunate dalla necessità di dover contrastare le grandi corazzate autonomiste, rappresentate dal partito Union Valdotaine, storicamente al potere e per l’occasione alleato con il PD renziano, che, come in Trentino, pur di governare a larga maggioranza non disdegna l’apparentamento con autonomisti localisti, le cui politiche divergono da principi e valori di sinistra ed ecologisti.
La campagna elettorale è stata, dunque, difficile e faticosa in entrambe le città. Abbiamo scelto di partecipare alle elezioni, giunte in una fase cruciale nel processo costituente di cui siamo parte, per cercare di raggiungere tre obiettivi: dimostrare che ci siamo, che esistiamo, nonostante il silenzio mediatico che ci accompagna, di fatto, da quando abbiamo mosso i primi passi; costruire legami e relazioni personali e politiche all’interno del variegato mondo che è a noi vicino, con la finalità di allargare la base e rendere ancor più eterogeneo il nostro stesso contesto, entrare nelle istituzioni locali per cominciare a costruire, a partire da esse, nuovi linguaggi, nuove forme del fare politica, ostacolando l’avanzare delle politiche neoliberiste e delle destre. La nostra voce fuori dal coro è stata sempre coerente con il nostro programma ed è stata premiata. Abbiamo scelto di parlare alla testa e al cuore dei nostri elettori e delle nostre elettrici, sapendo che chi cerca di colpire la pancia delle persone con slogan populisti ha più facile accesso ad un consenso immediato e speriamo non duraturo. La strada ora è stata tracciata, basta percorrerla con la consapevolezza che incontreremo numerosi ostacoli: la diffusa avversione verso la politica, che si traduce in un dichiarato antipartitismo/qualunquismo, il travaglio degli stessi partiti che sostengono il nostro progetto/percorso e che devono garantire da un lato il mantenimento di una loro identità specifica, dall’altro il superamento dei recinti dei singoli partiti per costruire insieme una casa comune, aperta e accogliente, riferimento per le tante persone che una casa politica non ce l’hanno più.
Bisogna lavorare su un doppio binario: la costruzione di coalizione sociale e di coesione politica, senza cedere alla tentazione di un grillismo radical chic, senza commettere l’errore di dividere la società in buoni (associazioni, movimenti e comitati vari) e cattivi (partiti senza alcuna distinzione), senza avere la mediocre pretesa di costruire consenso rosicchiandone agli altri.
Lo spazio a sinistra del PD è ampio e variegato e l’emergenza democratica è grave. Basta andare a rispolverare il vecchio “Piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli per comprendere contro chi abbiamo il dovere di unirci per lottare, per rispondere adeguatamente alle richieste di un’altra politica, che vada oltre incomprensibili conflitti fratricidi, per non perdere di vista il vero nemico politico.
Antonia Romano (Trento) – Carola Carpinello (Aosta)