Al punto in cui siamo arrivati, con le cifre da brivido su economia e lavoro che ogni giorno, come nei bollettini di guerra, ci informano della drammaticità della situazione in cui siamo immersi, sarebbe il caso che il premier Renzi la smettesse di prendere in giro il paese, assumendosi fino in fondo la responsabilità delle scelte che sta compiendo.
Basta col giochino del tirare il sasso e poi nascondere la mano: il paese ha bisogno di verità e di chiare scelte di rottura, non di arzigogoli mediatici e di pannicelli caldi, di bonus elettorali o di roboanti annunci che servono solo a mascherare la fedeltà del governo agli imperativi dell’ideologia rigorista e neoliberista che abita i piani alti delle istituzioni comunitarie.
«Il governo italiano afferma che una politica basata sul rigore e l’austerity e non sullo sviluppo e la crescita ha mostrato il proprio limite: si è chiusa quella fase e oggi è matura la consapevolezza che bisogna aprire una pagina nuova e investire sulla ripresa» (05.06.2014).
«Serve un’Europa meno burocratica. Basta con l’austerity, investire su crescita» (05.06.2014).
«All’Europa dico: cambia verso, basta austerità» (31.05.2014).
Chi ha detto queste cose? Le ha dette, in questi ultimi giorni, il premier Matteo Renzi, che, per la verità, di sortite come queste ne ha riempito un campionario molto assortito dalle primarie del dicembre scorso ad oggi.
Stiamo parlando della stessa persona che, a detta del portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, sarebbe unito alla Merkel nella convinzione che più crescita e più occupazione potranno essere ottenuti attraverso tre cose: «riduzione del deficit, riforme e mantenendo fede a ciò che si è concordato». In pratica perseverandonell’austerità, ovvero nel contrario di ciò che pubblicamente si afferma.
A dire il vero non c’era bisogno del portavoce della Cancelliera per rendersi conto di quale fosse il binario scelto dal governo in tema di vincoli europei, di bilancio dello Stato e di finanza pubblica. È tutto nero su bianco nel Documento di Economia e Finanza approvato ad aprile.
Ma il premier potrebbe stupirci, smentendo Steffen Seibert e modificando tutte le previsioni contenute nel Def, a cominciare da quelle afferenti al Fiscal Compact. Con un livello di disoccupazione giudicato “inaccettabile” perfino dal Fondo Monetario Internazionale, il governo sarebbe pienamente legittimato a chiedere una moratoria sui vincoli del Patto di stabilità, oppure, in assenza di aperture da parte degli altri partner europei, Germania in primis, a forzare la mano sfilandosi unilateralmente dagli stessi.
In questo modo Renzi darebbe corpo, gambe ed anima alle sue proposizioni su austerity e dintorni. Dimostrerebbe, insomma, di essere una persona seria.Diversamente continuerà ad ingannare gli italiani, usando il tema della contrarietà alle politiche di rigore come un qualsiasi espediente retorico, propagandistico, per stare nel dibattito politico e guadagnarsi, al più, un titolo di giornale o un lancio d’agenzia. Esattamente ciò che non serve ad un paese in ginocchio, che, non a caso, ha scelto il giovane fiorentino come “ultima spiaggia”.
di Luigi Pandolfi