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L’Uruguay nella storia mondiale

L’attuale territorio dell’Uruguay è stato scoperto nel 1516 dall’esploratore spagnolo Juan Dìaz de Solìs. Non vi erano presenti le grandi civiltà Inca, Maya o Azteca. Il territorio era abitato prevalentemente dalle tribù indigena dei Charrùas, dei Chanáes, dei Minuanes, dei Guenoas, dei Boanes, e dei Yaros che erano dei cacciatori nomadi.

La colonizzazione spagnola fu tardiva in quanto il territorio non possedeva né oro né argento come il Messico o il Perù.Per le caratteristiche del territorio e del clima, nel 1611 si introducono nel territorio alcuni capi di bestiame (bovini ed equini), che si riproducono velocemente a grande scala. Attratti dall’attività connesse alla produzione di carne, lana e cuoio giungono i primi coloni europei. Il gaucho, prodotto del incrocio etnico e culturale di europei e indigeni sorge in questo periodo.

Nel 1808 la Spagna, che soggiogava economicamente le proprie colonie non permettendo a queste nemmeno di avere scambi commerciali tra esse, è stata invasa dalle truppe francesi di Napoleone. Le colonie americane approfittano del momento di difficoltà per dichiarare la propria indipendenza.  Tra il 1810 e il 1830 quasi tutte le colonie spagnole diventano indipendenti.

Nel Rio de la Plata la sede del “Vicereame” di Spagna era Buenos Aires e il nuovo stato indipendente diventa “Provincias Unidas del Rio de la Plata”.  Il territorio dell’attuale Uruguay passa dalla denominazione di “Banda Oriental” a “Provincia Oriental”. Molte province vanno in conflitto con il governo di Buenos Aires per le condizioni di soggiogamento economico e si ribellano. Ecco allora che il “libertador” della Banda Oriental, Josè Gervasio Artigas, diventa il leader della Provincia Oriental e di altre cinque provincie: Còrdoba, Corrientes, Entre Rios, Santa Fè e Misiones.

Josè Gervasio Artigas possedeva un pensiero molto avanzato per la sua epoca. In effetti oltre a propiziare un federalismo inclusivo tra le provincie, proponeva la riforma agraria, riconoscendo precedenza ai più bisognosi, la libertà per gli schiavi e diritti di autogestione per gli indigeni nei loro villaggi. Con la creazioni di scuole, la fondazione della biblioteca nazionale, l’eliminazione delle imposte alla stampa e l’importazione di libri, la qualificazione degli insegnanti e il sostegno alla scuola pubblica,  mise in atto una concreta politica per il diritto all’educazione.

Nel 1816 l’esercito del Portogallo, che aveva sempre aspirato a portare il confine del Brasile al Rio de la Plata, invade la Provincia Oriental con il tacito sostegno delle classi benestanti di Montevideo e Buenos Aires. Le Province Unite del Rio de la Plata e l’insurrezione popolare condotta dai “33 orientales” non riescono militarmente a recuperare la Provincia Oriental, e la diplomazia dell’Inghilterra, interessata a ché i due margini del Rio de la Plata non appartenessero  ad un unico stato promuovono la creazione di uno stato indipendente.  Così nasce nel 1830 la República Oriental del Uruguay.

Per i restanti anni del secolo la vita politica del paese è stata caratterizzata dalle contrapposizioni politiche e le guerre civili tra due collettività politiche: Il Partito “Blanco” o Nacional, vincolato alle campagne e i proprietari terrieri e il Partito “Colorado”,  maggiormente vincolato al capitale europeo e gli ideali liberali. Gli indigeni, che avevano partecipato alle lotte per l’indipendenza dal Portogallo prima e dal Brasile poi, nei primi anni dello stato vengono quasi sterminati e i proprietari terrieri si impossessano dei loro territori.

In questi anni Giuseppe Garibaldi combatte in favore del Partido Colorado, assumendo da allora la nota divisa  di “camicia rossa”. E a Montevideo  che Garibaldi sposò la brasiliana Anita e qui nascono due dei loro figli (Rosita, che muore a soli due anni, e Ricciotti Garibaldi che diventa un condottiero, patriota e politico italiano). Un suo valoroso soldato,  l’afro-uruguaiano Andrés Aguiar lo segue al suo rientro in Italia, morendo in combattimento nella difesa della Repubblica Romana.

Nel 1865 il dittatore “colorado”, Venancio Flores associa l’Uruguay all’Argentina ed al Brasile, per scatenare una guerra contro l’allora prospero Paraguay, che, annientato fu  costretto ad aprirsi al libero mercato e ad indebitarsi con le banche inglesi.

Nel 1903, assunse la presidenza il “colorado” José Batlle y Ordoñez (1903-1907 e 1911-1915) che realizza una serie di riforme molto avanzate per l’epoca, auspicando un paese di classi medie, nella quale i ricchi fossero meno ricchi e i poveri meno poveri. Lo stato diventa lo strumento modernizzatore del paese.

Diventano monopolio statale le assicurazioni, l’energia elettrica, i telefoni e i treni. Vengono introdotte la giornata lavorativa di 8 ore giornaliere e di 48 ore settimanali,  con un giorno di riposo obbligatorio, l’indennità per infortunio sul lavoro e l’indennità per licenziamento. Fu proibito il lavoro ai minori di 13 anni e ridotta la giornata lavorativa per i minori di 19 anni. Per le donne furono previsti 40 giorni di riposo durante la gravidanza. Ancora, furono istituite le pensioni sociali per gli indigenti sopra i 65 anni, o di qualsiasi età se invalidi,il diritto di sciopero, il divorzio per sola volontà della donna, le scuole notturne per i lavoratori, l’università per le donne. Si avviò un processo di laicizzazione dello stato, separandolo dalla chiesa cattolica. Lo stato diventò la prima fonte di impiego, favorendo la crescita di una forte classe media.

Alla base dell’economia c’era il principio per cui  i servizi pubblici essenziali dovevano essere nelle mani dello Stato, in quanto era l’organismo rappresentativo della società tutta, di tutte le classi sociali e al di sopra delle loro dispute.  Lo stato doveva intervenire dove il capitale privato fosse indeciso o temesse di perdere l’investimento, perché lo stato non persegue l’obiettivo del profitto ma del servizio pubblico. Lo stato doveva anche sostituirsi alle aziende straniere che portavano i profitti all’estero indebolendo il paese. Questi cambiamenti hanno dato al paese la fama di “Svizzera di America”.

Le esportazioni dell’Uruguay sono cresciute molto durante le due guerre mondiali. La carne, la lana e il cuoio, sui quali continuava a basarsi l’economia, provvedevano alle necessità degli alleati nelle due guerre mondiali e alle truppe degli Stati Uniti nella successiva guerra di Corea. Il surplus del commercio estero consentì di rafforzare le riserve monetarie.  I sussidi stimolavano la diminuzione delle importazioni, l’industria della costruzione manteneva un elevato tasso di impiego.

Nella decade del 1950,  le trasformazioni dell’economia mondiale, specificamente la formazione del Mercato Comune Europeo (1957) e la sostituzione dell’egemonia britannica a quella degli Stati Uniti, lascia le produzioni esportabili alla deriva. Il paese dipendeva finanziariamente da una nazione (USA)  che aveva un’economia competitiva e non complementare e il tradizionale mercato europeo si chiudeva all’acquisto di carne.  La stagnazione della domanda della carne e dei suoi derivati,  la fine del processo di industrializzazione, determinano una diminuzione permanente del redito della popolazione.

Dopo di 93 anni, nel 1959 tornano al potere i “blancos”. Nel loro governo si assumono le ricette del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che presto accelereranno la recessione.  Il conflitto sociale si accentua fortemente a partire del 1968, quando il governo “colorado” di Jorge Pacheco Areco avvia una nuova politica economica, in attuazione delle direttive del FMI,  congelando  i salari ma non i prezzi, un ampio movimento di massa guidato dalla Convención Nacional de Trabajadores (CNT) e dagli studenti resiste a tale politica. Pacheco adotta le famigerate “Misure di Sicurezza” che gli consentono di impiegare le Forze Armate per reprimere i lavoratori e gli studenti in sciopero. Negli scontri, che registrarono morti e feriti, il caso di maggior impatto fu  l’uccisione dello studente di veterinaria Liber Arce, al cui funerale partecipano 200.000 persone.

Parallelamente, il movimento guerrigliero M.L.N. Tupamaros, guidato da Raúl Sendic,  ispirato alla rivoluzione cubana trionfante nel 1959, compie azioni di grande impatto. Rapine in alcune banche, nonché nel Casinò. Sequestri di dirigenti, politici, banchieri, imprenditori, diplomatici stranieri e l’uccisione del funzionario degli Stati Uniti, Dan Mitrione, venuto nel paese per istruire le forze armate sulle tecniche di tortura. In questo contesto, un altro evento di forte impatto fu, nel 1971,  la fuga dal Carcere di Punta Carretas,  di oltre cento detenuti appartenenti al M.L.N. Tupamaros.

Sempre nel 1971 viene fondato il Frente Amplio, una coalizione si sinistra intorno ad un programma progressista, che candida alla presidenza della Repubblica alle elezioni di quell’anno il generale Liber Seregni, che arrivò terzo con il 18,6%. Vinse il “colorado” Juan María Bordaberry con il 40,3%,  seguita dal “blanco” Wilson Ferreira con il 40,1%.

Durante la presidenza di Bordaberry il parlamento approva lo “stato di guerra interna”  e si sospendono le garanzie sulla sicurezza individuale. I Tupamaros vengono sconfitti.

Nel 1973, il 27 giugno, Bordaberry e le Forze Armate eseguono il colpo di stato.  Il parlamento viene sciolto e si instaura  un governo civico-militare. I sindacati e i partiti politici sono dichiarati illegali. Si generalizza la tortura e l’incarceramento degli oppositori.

Il golpe in Uruguay precede quelli di Cile e Argentina, (mentre Paraguay e Brasile  e Bolivia già erano sotto regime militare).La svolta autoritaria in Uruguay come in America Latina, fu finalizzata ad imporre il modello economico neo-liberista dettato dal F.M.I., fondato sullo smantellamento dello stato sociale e su misure economiche impopolari, di cui beneficiavano soltanto alcuni privati interessi locali ed internazionali.

A questi programmi economici è legata la vicenda del Piano Condor , il coordinamento repressivo delle dittature del cono sud. Questa operazione consisteva in una stretta collaborazione fra i servizi segreti, i paramilitari e gli squadroni della morte dei paesi confinanti. A questo coordinamento repressivo  hanno aderito Argentina, Brasile,  Paraguay, Uruguay, Cile, Bolivia e Perù. Si creò cosi una  “zona franca” in cui i militari potevano spostarsi liberamente per cercare i propri oppositori politici. I militari locali fornivano il loro appoggio nella ricerca, nel sequestro, nella tortura e nell’eliminazione silenziosa degli oppositori. La collaborazione permetteva un notevole scambio di informazioni fra i vari servizi segreti e ha condotto  a una durissima repressione in tutti questi paesi. Succedeva anche che i prigionieri venivano trasferiti da un paese all’altro.

Anche i militari uruguaiani, come quelli degli altri paesi latinoamericani (oltre 60.000 complessivamente) avevano frequentato corsi di tecniche per tortura, assassino e repressione, presso la Escuela de las Americas, che era una scuola dell’esercito degli U.S.A. con sede in Panama. Dal 1968 fino alla fine della dittatura furono detenuti circa 55.000 persone, delle quali alcune centinaia morirono sotto le torture e circa 200  sono tutt’ora desaparecidos (2/3 dei desaparecidos uruguaiani sono scomparsi in territorio argentino). Gli esiliati politici sono stati 300.000 su una popolazione che non raggiungeva i 3.000.000 di abitanti.

Durante il periodo della dittatura  aumentò la concentrazione della ricchezza nelle mani delle corporazioni transazionali, il salario diminuì del 50% mentre aumentò il debito estero.

Nel 1980 la dittatura indice un plebiscito, al fine di cambiare la costituzione e istituire il regime autoritario. Vince il NO, e questo risultato segna l’inizio della fine della dittatura.

Nel 1983 la lotta contro il regime conquista le strade. Una delle mobilizzazioni più grandi è stata quella convocata dal Plenario Intersindical de Trabajadores (PIT), che celebra il 1° maggio, per la prima volta dopo il 1973, reclamando libertà, lavoro, salario e amnistia. Ecco allora che, sempre nel 1983, i militari avviano i negoziati con i partiti allo scopo riabilitati (Colorado, Blanco e Unión Civica), con l’esclusione del Frente Amplio il cui presidente era incarcerato dall’inizio della dittatura.

Arriviamo alle elezioni del  novembre 1984, precluse ai candidati del Frente Amplio ed al candidato naturale dei “blancos” Wilson Ferreira. Vince il “colorado” Julio Maria Sanguinetti, che viene proclamato presidente il 1 marzo 1985. Si ristabiliscono le libertà e i diritti politici e si approva una legge che consente la liberazione di tutti i prigionieri politici.

Si costituisce una commissione d’inchiesta in parlamento per fare luce sulla sorte dei cittadini desaparecidos, dentro e fuori confini. I militari responsabili cominciano ad essere chiamati a deporre presso la giustizia ordinaria, ma il parlamento approva  la “Ley de Caducidad”, ovvero della “decadenza della pretensione punitiva dello stato”.

La ley di Caducidad, approvata nel 1986, con i voti dei “colorados” e “blancos”, stabilisce che nei processi riguardanti i crimini commessi dagli effettivi delle forze armate durante la dittatura, la magistratura non può procedere se prima non ottiene l’autorizzazione a procedere da parte del Potere Esecutivo. Durante i 4 periodi che vanno dal 1985 al 2004 con i governi dei presidenti Sanguinetti (Colorado), Lacalle (Nacional), Sanguinetti (Colorado) e Jorge Batlle (Colorado) mai si è concessa l’autorizzazione a procedere, per nessun caso.

Nel 2004 vince le elezioni il Frente Amplio e diventa presidente della Repubblica  Tabaré Vazquez.  Con questo governo del Frente Amplio e della sinistra, il primo nella storia dell’Uruguay, si sono concesse numerose autorizzazioni a procedere tra “le maglie” della legge di caducidad, senza annullarla . Vengono, in questo periodo, celebrati molti processi che si concludono con sentenze di condanne. Finiscono in carcere gli ex capi del governo Bordaberry e Gregorio Alvarez.

Sono anni di riforme e di politiche sociali. Tra gli altri, si attua un programma di informatizzazione di massa, il “plan ceibal”, dando un computer portatile a ogni adolescente in età scolastica e ad ogni insegnante, fornendo ad entrambi la adeguata formazione  all’utilizzo.  L’Uruguay è stato il primo paese del mondo, poi,  a dichiarare nella sua Costituzione, dopo un referendum, che l’acqua è un “diritto umano fondamentale”. 

La conseguente riforma del 2004 prevede che il servizio idrico del paese debba essere di competenza esclusiva e diretta di persone giuridiche statali e che è prioritario l’uso umano rispetto agli interessi privati delle multinazionali. Inoltre è sancita la partecipazione della cittadinanza alla gestione e al controllo delle fonti d’acqua. Si approvano leggi anti-tabacco, che impediscono la propaganda delle sigarette e istituiscono  il divieto di fumare  in ogni luogo chiuso, sia pubblico o privato.  

Nel 2011 durante il secondo governo del Frente Amplio  si approva  la legge di ripristino della “pretensione punitiva dello stato”, con effetto retroattivo. I crimini della dittatura sono dichiarati crimini di “lesa umanità”  e perciò non prescrivibili. Nel 2013 la Suprema Corte di Giustizia dichiara incostituzionale la legge nei punti del riconoscimento della “lesa umanità” dei crimini e della retroattività di tale riconoscimento. Da quel momento, in conseguenza della determinazione della SCJ dell’Uruguay, molti casi vengono chiusi. Viene chiuso nel mese di aprile anche il caso di Aldo Perrini, un cittadino originario di Martina Franca, ucciso in caserma nell’anno 1974. Seguirà un’ondata internazionale di proteste, che giungerà fino in Italia, ottenendo  l’interessamento del Ministro degli Esteri Emma Bonino. Il risultato è stato che la Suprema Corte di Giustizia ha autorizzato la riapertura di questo caso e molti giudici continuano a portare avanti le azioni giudiziarie  non considerando la decisione della Suprema Corte.

Attualmente l’Uruguay è membro e sede del Mercosur, il “Mercado Común del Sur”.  Gli altri membri sono Argentina, Brasile, Paraguay e Venezuela e gli associati sono Cile, Bolivia, Colombia e Ecuador.

L’integrazione economica nella regione ha fatto un grande balzo in avanti a partire degli anni 2000, da quando la maggior parte dei paese hanno avuto governi democratici con orientamento politico progressista. Le ottime relazioni interpersonali tra i governanti  (Chavéz, Lula, Kircher, Evo Morales e Correa) e la volontà politica hanno favorito ulteriormente tale integrazione. 

Il Mercosur è considerato come l’area economica e industriale più dinamica, competitiva e sviluppata di tutto l’emisfero sud. È considerato il quarto blocco economico del mondo per qualità e volumi di affari e la quinta economia mondiale se si considera il PIL prodotto dall’intero blocco.

L’attuale presidente dell’Uruguay è José (Pepe) Mujica Cordano, famoso per essere il capo di Stato “più povero al mondo”. Vive con il 10% dello stipendio (circa 800 euro), devolvendo il resto a movimenti ed organizzazioni che aiutano gli indigenti. Il 78enne Mujica – membro del gruppo armato Tupamaros negli anni ’60, prigioniero politico durante tutta la dittatura, e presidente dal 2010 – e’ noto per il suo stile di vita austero: possiede solo una vecchia Volskwagen e vive con la moglie, la senatrice Lucia Topolansky, in una piccola fattoria nei dintorni di Montevideo, dove si dedica alla floricultura.

Le leggi di maggior impatto  approvate nel suo mandato sono: il matrimonio omosessuale, la depenalizzazione dell’aborto e la produzione e distribuzione della marijuana da parte dello stato per togliere un mercato importante ai trafficanti di droga. Celebri le suo posizioni contro il consumismo : “Povero non è chi ha poco ma chi vuole molto”. L’emigrazioni italiana in Uruguay che comincia prima dell’Unità d’Italia, (già Garibaldi visse in Uruguay) ebbe una enorme rilevanza nel secolo XX, fino al 1960. Oggi votano dall’Uruguay, per le elezioni politiche in Italia circa 75.000 cittadini.

di Mario Occhinero*

 

* Nato in Uruguay nel 1968, si è trasferito in Italia nel 1988.  Ha militato nel Frente Amplio nell’ultimo periodo della dittatura uruguaiana e nei primi anni di democrazia. Dagli anni 90 è delegato sindacale CGIL, ricoprendo da allora incarichi negli organismi direttivi. Attualmente è membro delle associazioni di diritti umani “24marzo onlus” e “Osservatorio Uruguay”.

Scritto da Redazione

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